Recupero del Serg. Sergio Severino Capatti

Una particolare storia di un recupero è quella di Sergio Severino Capatti, avvenuto nel 2004 nell’area di Bando, piccola frazione di Dogato nei pressi di Argenta. 

Sembra che nelle vicinanze del luogo dello scontro tra il pilota Capatti e un velivolo caccia americano, che era di scorta ad un convoglio di bombardieri americani, vivessero i genitori del pilota. Sembra inoltre che il padre vide lo scontro e un velivolo (un veltro 2001) cadere. In quell’istante sia il padre che la madre, la quale si trovava in casa, sentissero nel medesimo istante il fortissimo presentimento della morte del figlio. Il Sergente Severino Capatti apparteneva al 2° Gruppo Caccia dell’Aeronautica Repubblicana, ovvero quella parte della nostra Aeronautica Militare che dopo l’8 Settembre ha seguito la Repubblica di Salò stabilendosi sull’aeroporto di Campoformido (UD) e non al sud, dal re, dove si stabilì invece la Regia Aeronautica. Capatti era un ragazzo di circa 22 anni quando si trasferì con il proprio Gruppo di volo a Campoformido. Lui sicuramente viveva in simbiosi con il suo Gruppo e quindi non era certamente l’artefice delle scelte politiche di quella parte dell’Aeronautica che seguiva il volere del duce e che avrebbero trasferito il suo Gruppo a Nord-est dell’Italia a difesa del territorio italiano dai bombardamenti degli alleati. In questa ottica il Serg. Severino Capatti combatté con il suo caccia sino al Maggio del ‘44, quando in un combattimento aereo sul suo suolo natio venne abbattuto da un caccia americano perdendo la vita e il suo velivolo si inabissò nel terreno a molti metri in profondità.  Allora esisteva una particolare unità tedesca che passava sui luoghi di abbattimento dei velivoli e raccoglieva ogni elemento utile che potesse fornire informazioni al nemico e elementi preziosi per la propria Intelligence. Per questo motivo gli indirizzi relativi ai punti di caduta dei velivoli d’interesse sono stati per molti decenni introvabili, sino a quando dei volontari a fine secolo scorso hanno provato con passione e grande dedizione e determinazione a chiedere informazioni alla popolazione locale ottenendo punti precisi dove porre i propri strumenti e localizzare i velivoli e i relativi piloti dispersi nei combattimenti della 2^ Guerra Mondiale.

Nel momento del recupero del velivolo di Capatti e dei suoi resti si avvicinarono i nipoti di Severino al generale Roberto Catapano, presidente della nostra associazione, piangendo per l’emozione di aver trovato alcuni resti del loro amato parente, di cui non avevano nulla sino a quel momento. Nella loro tomba di famiglia giaceva solo una vecchia elica di aereo. Inoltre, chiesero al generale Catapano di poter avere per lui una celebrazione funebre che ancora non c’era stata perché al termine del conflitto Severino risultava disperso. 

Al momento del recupero il generale Catapano fu mandato dal suo Comando solo come osservatore, quindi avrebbe potuto benissimo dire alla famiglia che non poteva fare nulla per loro. “Ma in quel momento non me la sentivo di non aiutarli e gli dissi che certamente i pochi resti del loro parente sarebbero stati onorati con un degno funerale e infine tumulati nella tomba di famiglia, dove   tutti avrebbero potuto ricordarlo nel tempo con il proprio affetto”. Il generale Catapano trasmise subito tramite il suo Comando una lettera allo Stato Maggiore dell’ A.M., in cui ricordò che il Serg. Severino Capatti era un giovane pilota che come in tutti i gruppi di volo viveva in simbiosi con il proprio Reparto e che anche in relazione alla sua giovane età aveva seguito il suo Gruppo nel suo trasferimento e nella sua attività non colpevole delle scelte politiche del momento, ma certamente sicuro di operare in difesa del proprio territorio anche se su posizioni differenti. Inoltre, era sempre un pilota dell’Aeronautica Militare Italiana e, cosa importante, un uomo italiano meritevole di essere onorato come tale.

Lo Stato Maggiore dell’ A.M. comprese subito le motivazioni addotte e acconsentì che il Comando del generale catapano potesse supportare la famiglia Capatti per dare le giuste esequie a Severino. Furono molte le difficoltà per radunare alcuni sindaci e personalità del territorio per dare un giusto valore alla cerimonia in chiesa e poi alla tumulazione. Solo un sindaco volle partecipare e un piccolo gruppo di compaesani. Ma ci fu calore  sufficiente tra i partecipanti e finalmente i pochi resti di Severino ebbero la giusta collocazione nella tomba di famiglia. “Solo allora mi si avvicinarono i nipoti di Severino ed, emozionati per quanto raggiunto e ottenuto, invitarono me e mia moglie a trovarli a casa loro per onorarci per il grande supporto e felicità che avevamo loro donato”, dice Catapano. “Alcuni giorni dopo io e mia moglie siamo andati a casa dei Capatti e loro ci hanno accolto con grande calore ed emozione. Fu allora che ci dissero che in quella casa aveva vissuto Severino e che dalla data della sua morte, ovvero da quando per l’ultima volta aveva lasciato casa per rientrare al suo Reparto, non erano più entrati nella sua stanza. Aprirono quella porta ed entrammo con loro nella stanza. Era semplice e composta alla vecchia maniera. Era presente una piccola scrivania e il Signor Gianni aprì il cassetto portando fuori un piccolo cofanetto : era la prima volta che erano in quella stanza e la prima volta che aprivano il cassetto e quel cofanetto. All’interno trovammo con grande emozione il libretto di volo di Severino, mai stato trovato in precedenza e su di esso vi erano riportate circa 140 missioni di volo di guerra e una medaglia di Bronzo al Valor Militare per Azioni valorose a difesa dei convogli Italiani nel mediterraneo nei primi anni del conflitto e quindi con la Regia Aeronautica, elementi di grande valore per un giovane pilota ventitreenne che giustificano in modo evidente che Severino ha combattuto da valoroso e ha dato la propria vita per i valori in cui credeva, in amore della propria patria e del proprio territorio, al di fuori delle ideologie politiche del momento. Siamo andati via da quella casa tutti emozionati e contenti di avere fatto bene nell’onorare degnamente Severino Capatti.” Gianni è divenuto subito dopo nostro socio e da anni condivide con noi della Sezione di Ferrara della A.A.A. tutte le nostre festose iniziative.

UN RICORDO

Lo Stato Maggiore dell’A.M. comprese subito le motivazioni addotte e acconsentì al mio Comando e quindi sono riuscito a supportare la famiglia Capatti per dare le giuste esequie a Severino. Furono molte le difficoltà per radunare alcuni sindaci e personalità del territorio per dare un giusto valore alla cerimonia in chiesa e poi alla tumulazione. Dolo un sindaco volle partecipare e un piccolo gruppo di compaesani. Ma ci fu calore sufficiente tra i partecipanti e finalmente i pochi resti di Severino ebbero la giusta collocazione nella tomba di famiglia.  In quel momento si avvicinarono i nipoti di Severino, emozionati per quanto raggiunto e ottenuto, invitarono me e mia moglie a trovarli a casa loro per onorarci del grande supporto e felicità che li avevamo dato. Alcuni giorni dopo io e mia moglie siamo andammo a casa dei Capatti e ci accolsero con grande calore ed emozione. Fu allora che ci dissero che in quella casa aveva vissuto Severino e che dalla data della sua morte, non erano più entrati nella sua stanza. Aprirono quella porta ed entrammo con loro nella stanza: era semplice e composta alla vecchia maniera, era presente una piccola scrivania e il Signor Gianni aprì il cassetto portando fuori un piccolo cofanetto. Era la prima volta che erano in quella stanza e la prima volta che aprivano il cassetto e quel cofanetto, dove all’interno trovammo con grande emozione il libretto di volo di Severino che non era mai stato trovato in precedenza e su di esso vi erano riportate circa 140 missioni di volo di guerra e una medaglia di Bronzo al Valor Militare per Azioni valorose a difesa dei convogli italiani nel mediterraneo nei primi anni del conflitto, quindi con la Regia Aeronautica. Elementi di grande valore per un giovane pilota ventitreenne che giustificano in modo evidente che Severino ha combattuto giovanissimo da valoroso e ha dato la propria vita per i valori in cui credeva: in amore di patria e del proprio territorio al di fuori delle ideologie politiche del momento. Siamo andati via da quella casa tutti emozionati e contenti di avere fatto bene nell’onorare degnamente Severino Capatti. Gianni è divenuto subito dopo nostro socio e da anni condivide con noi della Sezione di Ferrara della A.A.A. tutte le nostre festose iniziative.